Ma a Lui credo.

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Hoscesodandotilbraccio.

Tu che dici sono nella verità e ti riempi la bocca. E parli di amore come fosse un insieme di parole, e non una serie di atti, uno dietro l’altro allineati. L’erba cresce molto bene sopra alle sepolture, cresce bene e non chiede alcuna spiegazione. Come crescono le radici delle piante, come crescono tutte le galassie. Per questo io non ti credo, io non ti credo. Grazie per parlarmi di coraggio e di posizioni, direi di pose che adotti senza avere convinzioni, ma io non sono Dio, scelgo solo per me. Deve sentirsi ben responsabile. Forse anche lui si sente uno importante, ma a Lui credo.

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Per antonomasia.

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(Sembra una vita che non scrivo più e in effetti è vero. Mi sento come se avessi smesso di vivere per un po’.)

Sono diventata meravigliosamente brava a far finta di non sentire niente, a prendere tutto il mio dolore e ricacciarlo giù, in fondo all’anima, catalogandolo come qualcosa di poco importante, qualcosa che tanto prima o poi passerà.

Ieri sono andata a trovare una mia carissima amica. Si chiama Sara e ormai ha diciott’anni. Due anni in meno di meno. Quando vado a cercarla non guardo mai davanti a me; mi guardo i piedi, i piedi che affondano nella ghiaia, attraverso il piccolo vialetto e la raggiungo. Solo allora mi inginocchio e alzo lo sguardo. Non voglio vedere nient’altro se non lei, se non quei mille fiori che imperlano la pietra dura e levigata sopra cui è inciso il suo nome.

Sara è morta un anno fa, in un incidente. Io sono al cimitero, seduta per terra, a gambe incrociate, mentre le scrivo che mi manca sul retro del biglietto d’ingresso del Primastella. Sorrido pensando a quanto devo sembrarle buffa in questo momento.

Poi, come ogni volta, scoppio a piangere. Piango per tante cose. Per la mia Saretta, perché mi manca, perché era la persona più bella del mondo e mentre lei lasciava questo postaccio chiamato terra io ero a poche centinaia di metri, ridendo e bevendo birra. Piango, perché so che la mia è come una seconda possibilità, ma più vado avanti più sento di stare buttandola via, di sprecarla. Piango perché in questi momenti si piange sempre l’abbraccio di chi non si può avere.

Ed è proprio lì, davanti alla tomba della mia amata amica, è proprio lì che ho il coraggio di guardare a tutto il sudiciume che mi porto dentro. Le chiedo di proteggermi, di mandarmi delle scariche elettriche ogni volta che sto per fare una stronzata, finché non imparo cosa è male e cosa è bene, finché non ho la forza per scegliere il Bene e andarci fino in fondo.

Mentre mi alzo e inizio a dirigermi verso un’altra persona da andare a trovare, una signora incrocia il mio sguardo. Io sembro un panda con tutto quel trucco colato, lei sorride e si avvicina con gli occhi altrettanto consumati. Dice “era la tua sorellina? una tua amica?”. Faccio no e poi si con la testa. Non riesco a parlare; scoppio di nuovo a piangere perchè quando apro i rubinetti ci vuole parecchio per richiuderli. Lei mi fa una carezza e dice “è durissima, ma ci resta la fede, abbiamo la fede.” Annuisco e mentre me ne vado provo il forte desiderio di tornare indietro e chiederle un abbraccio.

Mi sento svuotata, incompleta.

Senza esserne più di tanto certa, cerco un’altra persona con cui devo assolutamente parlare. Appena lo trovo mi siedo di nuovo per terra ed inizio ad osservare meticolosamente la foto. Si assomigliano, nulla di più vero. Prego guardando di sottecchi intorno a me, sperando in una qualche manifestazione di quest’anima bella, sperando che mi senta mentre sussurro “quanto avrei voluto conoscerti.”

Quando mi alzo, vedo una sagoma che ciondolante viene verso di me. Ci fermiamo l’uno di fronte all’altra per una frazione di secondo. Chiudo gli occhi e mi lascio abbracciare forte, mi godo quel modo di voler bene così morbido, così caldo, quel suo vizio di avvolgermi con un braccio posare l’altra mano sulla mia testa. Matteo si china leggermente e dice “Ciao piccolina, sapevo che eri dal mio papà, ma ho preferito osservarvi da lontano e non disturbarvi.”.

Matteo: dal nome ebraico Matithya, composto da matag, ‘dono, regalo’, e da Yah, abbreviazione di yahweh, che significa ‘dono di Dio’.

 

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Unosplendorediamore

Hoscesodandotilbraccio.

Sembra che sia nata per affidarti la mia solitudine e niente più. Nessuno la prende con naturalezza e senza un ombra di vergogna così come fai tu. La culli per un po’ e poi stando attento la riponi al suo posto. Anche se un posto è difficile trovarlo, tu lo trovi sempre. Ho pensato che il tuo è un modo strano di dire grazie. Somiglia all’eccessiva modestia di chi, in un angolo buio della stanza, fa del bene e non vuole che si dica in giro. Da quando preferisco non avere compagnie perché tu non ti risenta, il tempo che ti dedico non mi piace condividerlo con altri. Quelle persone che dissimulano i dispiaceri della propria solitudine mentendo a loro stessi e – addirittura – se ne vergognano, è perché non hanno ancora trovato un luogo che gli corrisponda. O non hanno iniziato a cercare.

 

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Letteratura latina fa pensare troppo a tutto ciò che non é di fatto letteratura latina.

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Eppure sembravi cosí innamorato, cosí preso da me. Firenze, le orchidee, i sorrisi, l’amore. E poi Kerouac e Dante e la bottiglia di vino Desiderio. Gli sms, le parole, gli sguardi, il gatto nero e i Linea 77 che senza cantante non sono piú quelli di prima. I tatuaggi, l’esame di storia, gli Aerosmith e tu che sei tipo da Beatles e io preferisco gli Stones.

Sembravi cosí innamorato.

Lauracercagirasoli

Cara Me nel 2024. Lista della spesa di speranze.

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Cara me del 2024, tra dieci anni io mi ti immagino così:

  • Laureata (innanzitutto in Lettere, poi decideremo se Lettere Moderne o Logopedia)
  • Serena (ho bene in mente alcuni volti mentre scrivo che hanno la rara e immensa abilità di donarti equilibrio: spero che ci saranno ancora quando saremo due vecchiette di 29 anni)
  • Sposata (voglio vedere delle belle foto in cui finalmente sorridi di gusto)
  • Con tanti bambini: la prima figlia che avrai dovrà per forza chiamarsi Maria Sole (innanzitutto perché come dice la Marghe è uno dei più belli appellativi della Madonna, secondo di tutto, ma non meno importante, perché sai che il frutto di quell’amore che il matrimonio rende santo sarà la tua opera d’arte, il tuo compimento, il tuo Sole.). La seconda Azzurra. E poi magari finisce che avrò tutti maschi, gemelli, e mi faranno diventare matta, ma li amerò lo stesso tantissimo anche se non potrò chiamarli Tabatha.
  • Innamorata (e questa sarà la più difficile, perché finora, cara me stessa sono innamorata solo dell’amore. Lasciati trovare da un uomo che abbia il coraggio di farti restare. Come dice D’Avenia, Innamorati e resterai, resta e ti innamorerai.
  • Sempre con una valigia sotto il letto per prendere e partire alla volta di mondi nuovi (chiaro, spero che in questi dieci anni riusciremo a viaggiare tantissimo.)
  • Con una libreria grandissima, sparsa per tutta la casa i cui muri saranno pieni di poesie (consiglio: I manoscritti non bruciano, tratto da Il Maestro e Margherita di Bulgakov e mir spasiot krasotà, il mondo lo salverà la bellezza, di Dostoevskij)
  • Innamorata (l’ho già detto, lo so, ma vorrei che questo punto fosse bello chiaro: l’amore è qualcosa che non ho ancora veramente provato. Spero che quel pazzo sclerato che vorrà prendermi con sé possa aiutarmi ad imparare.)
  • Tatuaggi. 
  • Meno canne.
  • Più sorrisi veri.

Infine, cara Me del 2024, c’è un’ultima cosa: spero davvero che in questi dieci anni impareremo ad essere sincere fino all’ultimo, ma anche dall’inizio, perché finora ho perso troppe persone a causa del mio problema di bipolarismo cronico e bugiardismo patologico.

Ti prego cresci e smettila di mentire e mentirti. Sappi che per ora sei sulla buona strada (Oggi ho preso la patente, è già un buon inizio.)

 

Sigaretta numero mille

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Il sole sta tramontando già da un po’, ma io me ne sono accorta solo ora. Mi rannicchio nel tramonto, nell’ennesima sigaretta della giornata, nei programmi di un venerdì sera tranquillo e in una preghiera.
Pregare mi fa piangere, sorridere, calmare, sentire accolta, sentire piccola, sentire amata, sentire punto.
I miei occhi da quando non ci sei cantilenano richieste d’amore e lo trovano solo tra le braccia di chi c’è sempre stato e proprio non capisco perché faccio cosí fatica aa rapportarmi con la gente.
Scrivo bene (?), ma oggi non so di niente.

Lauracercagirasoli

Non so dove trovo la forza per scrivere.

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Autodistruzione.

Direi che é la parola adatta per descrivermi purtroppo da sempre. Ieri leggevo “La signora delle camelie” di Dumas. Parla di una mantenuta che si innamora.
Ad un certo punto il narratore dice che ci sono due modi per redimere una donna cosí, una donna che ha preso il cuore e l’ha messo sottochiave, lasciando che il suo corpo prendesse il controllo della sua anima: i due modi sono il dolore o l’amore.
Entrambe sono strade difficili, faticose. Chi le percorre arriva al traguardo estenuato, immensamente ferito.

E. ha scelto per me la via del dolore e forse é giusto cosí, ma non posso che piangere di fronte a ciò che ho rovinato con le mie stesse mani.

Avere qualcuno accanto che vuole che ti salvi é un miracolo che non mi é ancora stato concesso. Qualcuno che ti ami cosí tanto da essere disposto a soffrire pur di aiutarti a imparare a vivere.

Cazzo, sto malissimo.

Lauracercagirasoli

Controsensi che mi fanno. Avrei voluto essere come Saffo.

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Falsa.

Ipocrita.

Facile.

Inutile.

Confusa.

Inadeguata.

(ex) Anoressica.

Stupida.

Insensibile.

Incapace di fermezza.

Incapace punto.

Lenta.

Lasciva.

Ignorante.

Stronza.

Opportunista.

Bugiarda.

Dipendente.

Superficiale.

Sola.

Vi prego, non ditemi che sono bella. La bellezza è sopravvalutata, come il sesso, come me.

 

 

 

Lauracercagirasoli